Chicchi di sale

  1. Spaghetti alla bolognese

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    Questioni del cactus
    By Io Donna il 26 July 2014
     
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    Ebbene si ! Sono bolognese... e come tale mi girano i "cactus" ogni qualvolta, all'estero ( ma ormai non solo) nella lista dei menù posti davanti ai ristoranti si pubblicizza il famoso piatto italiano-bolognese degli spaghetti "alla bolognesa".
    Ma chi cazzo li ha inventati visto che nella nostra città non sono mai esistiti ????
    Qui a Tenerife ( inutile dirlo) è il piatto di pasta che più spopola tra i turisti stranieri, ovviamente non esiste che un solo italiano, seppur di bocca buona li ordini.
    Posso tentare, anche se a fatica, di accettare che i ristoranti locali lo inseriscano nei loro menù perchè " va di moda", ma che siano anche gli italiani a farlo mi fa inorridire. L'altro giorno ho discusso animatamente con il titolare di un nuovo ristorante italiano proprio perchè esponeva, nelle offerte del giorno ( ahahahah) il fatidico piatto che tanto attrae l'attenzione.
    A lui, proveniente dal nord Italia, ho chiesto se sapesse che gli spaghetti alla bologhesa, a Bologna, non sono mai esistiti e che NOI, come italiani, non dovremmo mai smerciare piatti che non siano provenienti dalla nostra antica e pregiata arte culinaria. E' rimasto interdetto e mi ha risposto che un famoso cuoco di cui non ricorda il nome qualche tempo fa li ha cucinati in Tv.
    Ma dai !
    Chissà se è vero, ma seppure lo fosse sono certa che il risultato non è stato quella sbobba indecente che propinano qui come nel resto del mondo.
    Comunque, a tal proposito, posto un articolo scritto da Giorgio Comaschi, famoso artista e giornalista bolognese.

    Consumatori e smerciatori di " spaghetti alla bolognesa", leggete e.... mangiate pure !


    ‘Spaghetti alla bolognese’?



    Denunciamoli tutti
    DI SOLITO si fa finta di niente. Ma la cosa è di una gravità spaziale. Mentre ci si affanna a rivalorizzare le tagliatelle al ragù e i tortellini in brodo, a farne simbolo della cucina petroniana, mentre blateriamo ogni due per tre sulla tradizione che non va perduta, che non bisogna perdere d’occhio le nostre radici, adesso è il momento di dire basta e denunciare tutto il pianeta. E qui ci vuole un avvocato bravo.
    Nel mondo siamo conosciuti, a livello di cibo, per una cosa di terrificante fattura, dagli spaventosi contenuti, una cosa che non esiste, ma che è il frutto della fantasia allucinogena di chissà chi: gli spaghetti alla bolognese. O, per dire meglio, gli «spaghetti bolognaise». Li conosce il mondo, li conosce Obama e li conoscono gli indiani che vivono attorno al Grand Canyon, li conoscono in Sudafrica e fra i ghiacci della Scandinavia. E Obama stesso, così come tutti gli altri, non sanno neanche dove siamo, cosa sono le Due Torri, l’Università, i tortellini in brodo, le tagliatelle tirate a mano. Ma sanno degli ‘Spaghetti bolognaise’. E magari li mangiano anche, mentre per noi sarebbe l’equivalente di mangiare dei coleotteri. Dice Wikipedia (che Dio l’abbia in gloria) che sono conosciuti anche come «esparguete à bolonhesa» e nei paesi del Commonwealth come «spag bol».
    Siamo a posto. Ci hanno sistemati. C’è scritto che negli ultimi dieci anni il piatto è diventato molto popolare, oltre che negli Stati Uniti (dove notoriamente fanno un ragù che levati), in Francia, in Iran, in Libia, in Germania, in Austria, in Ungheria, in Svezia, in Finlandia, in Danimarca e in Norvegia. L’orrendo piatto è chiamato: ‘spaghetti med köttfärssås’ in Swedish, ‘spaghetti ja jauhelihakastike’ in Finlandia (prova mo’ a ordinarli), ‘spaghetti med kødsovs’ in Danimarca, ‘bolognai spagetti’ in Hungarian e ‘spaghetti og kjøttdeig’ in Norwegian (auguri!). O semplicemente, recita beffarda Wikipedia, ‘bolognese’. E te soccmel. Bisognerebbe partire, in delegazione. Tutti a Budapest a mangiarci un bel piatto di bolognai spagetti. Chissà come sono al dente gli spagetti magiari. E chissà che bel raguttino che c’è.Attenzione, siamo su una china irreversibile. Siccome ultimamente a Bologna arrivano molti più turisti e tutti i bolognesi dicono: «che bella però questa cosa!» subito alcuni ristoranti del centro hanno messo fuori il cartello ‘Spaghetti alla bolognese’. Un trionfo. Ma il bello è che se glieli fai bene (bene è una parola grossissima, lo so) e cioè con un ragù come si deve, i suddetti turisti diranno che fanno schifo. Perché? Perche sono abituati, anche nel centro di Manhattan, per non parlare di Helsinky, a mangiare una roba pappolenta di ‘spagetti’ cotti fino alla cremazione totale, con una salsa che chiamare salsa è un complimento inaudito. Dentro a quei ragù lì ci sono dei crapacci con delle paludi da bonificare, degli oli che il Castrol, quello delle macchine, non gli fa un baffo, degli intingoli che se li sfiori con le mani rimani unto per tutta la vita. Una volta una signora corpulenta di colore, seduta davanti a me allo Yankee Stadium, a vedere il baseball, si è girata e mi ha dato un cinque per festeggiare un fuori campo. Stava mangiando su un cartone bisunto degli ‘spaghetti bolognaise’. Inavvertitamente le ho dato il cinque anch’io. Ah, non le ho detto che ero ‘bolognaise’. Sennò sarei diventato rosso, anche se lo ero già. Di tomato, naturalmente. E sono andato a dormire nella carta oleata. Unto ma felice.
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